In molti ci avete contattato per avere informazioni in merito alla sentenza n. 9479/23 delle Sezioni Unite Civili della Cassazione, pubblicata lo scorso 6 aprile, che propone una profonda modifica a favore dei consumatori rispetto alla tutela in caso di pignoramento e della messa all’asta della propria casa da parte della banca creditrice.
Inutile dire come il tema sia particolarmente sentito, sopratutto in questo momento di difficoltà economica che molte famiglie stanno vivendo anche a causa dei continui aumenti dei tassi di interesse dei mutui che ci regala la BCE dall’inizio dell’anno.
Cosa dice la sentenza
Questa sentenza della Suprema Corte, che peraltro riprende quanto già espresso in precedenza dalla Corte di Giustizia Europea, ha stabilito ora che i consumatori possono contestare le clausole vessatorie contenute nei contratti bancari (mutuo, prestito, fideiussione, ecc.) e bloccare l’esecuzione forzata anche se non si sono mai opposti al decreto ingiuntivo e questo è diventato definitivo.
A chi è diretta
E’ necessario specificare come tale pronuncia valga solo qualora il debitore sia un consumatore privato e non un’azienda o un professionista che abbia contratto il finanziamento per motivi connessi all’attività commerciale.
Il Decreto Ingiuntivo deve essere contestato
Per legge, il debitore che riceve la notifica di un decreto ingiuntivo, deve presentare opposizione entro 40 giorni.
In caso contrario, il decreto ingiuntivo diventa definitivo e il debito non sarà più contestabile, con la conseguenza che non sarà più possibile opporsi all’immancabile pignoramento.
Ma quali sono gli effetti della Sentenza della Cassazione
Per effetto della sentenza della Cassazione, il principio sopracitato relativo ai tempi dell’opposizione del giudicato, viene meno quando il contratto stipulato dal consumatore non rispetti i principi relativi alle clausole vessatorie ai danni del cliente consumatore.
In questi casi, anche qualora non ci sia stata opposizione al decreto ingiuntivo nei tempi previsti dalla legge e la banca abbia già avviato il pignoramento, il debitore deve comunque avere la possibilità di opporsi ad esso e contestare il contratto.
Di conseguenza il giudice deve bloccare la vendita forzata della casa e chiudere definitivamente l’asta.
Cosa sono le Clausole Vessatorie
Abbiamo già affrontato diffusamente il tema delle Clausole Vessatorie in un precedente articolo ma ribadiamo come sono quelle condizioni (clausole appunto) inserite all’interno di un contratto o di un regolamento contrattuale, che per il loro contenuto comportino uno squilibrio dei diritti e degli obblighi a danno di una parte, che viene appunto “vessata” (oppressa, sfavorita) a palese beneficio della controparte.
Le norme di riferimento sono:
• Il Codice Civile - artt. 1341 e 1342
• Il Codice del Consumo - artt. 33 e ss del d.lgs. 205/2006
Cosa deve fare il giudice dell’esecuzione in caso di clausole vessatorie?
In base alla sentenza della Cassazione, il giudice dell’esecuzione ha l’obbligo di verificare se il contratto contiene clausole vessatorie.
Se dovesse accertarle, lo stesso giudice dovrà avvisare l’esecutato dell’esistenza di dette clausole e questi avrà 40 giorni per proporre opposizione e far rilevare la natura abusiva della clausola.
Quindi il giudice dell’opposizione potrà sospendere l’esecutorietà del provvedimento monitorio e procedere secondo le forme di rito.
Ciò significa che il pignoramento e la vendita all’asta della casa potranno essere bloccati fino a quando il tribunale non si pronuncerà sull’eventuale regolarità del contratto iniziale tra la banca e il consumatore.
Va da sé che se la clausola risulterà effettivamente vessatoria, il giudice annullerà il contratto e con esso il decreto ingiuntivo, anche se mai opposto, annullando di conseguenza il pignoramento immobiliare.
L’effetto rivoluzionario
Quindi anche se un decreto ingiuntivo è diventato irrevocabile, la sentenza n. 9479/23 consente ai consumatori di proporre quella che tecnicamente viene indicata come opposizione tardiva per contestare clausole vessatorie nei contratti con banche e finanziarie.
Quali possono essere le clausole vessatorie nei contratti bancari
Per dare un’idea più precisa di quali siano le clausole che possano essere considerate vessatorie nei contratti bancari e quindi contestabili se ritenute effettivamente tali, portiamo degli esempi:
1. Clausole di garanzia o fideiussione eccessive
2. Errato foro competente
3. Tassi di interesse oltre il lecito o non chiari
4. Clausole di anatocismo
5. Commissioni irregolari
6. Modifiche unilaterali a favore della banca non giustificate
7. Clausole automatiche di compensazione del debito
I Limiti della Sentenza
Sembra superfluo specificarlo ma è evidente come tutto quanto abbiamo riportato ha valore sin quando il procedimento di esecuzione non sia concluso e la casa pignorata non sia già stata aggiudicata in asta.
In quel caso la sentenza di cui abbiamo scritto, non potrà essere applicata.
L’argomento è particolarmente delicato e chi dovesse essere interessato avrà la necessità di approfondire il tema per verificare le giuste tutele.
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